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Regole sull’AI rimandate: l’Ue divisa tra tutele e pressione delle grandi aziende

• Nov 19, 2025, 8:00 PM
4 min de lecture
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La Commissione europea ha presentato oggi il suo “Digital Omnibus”, un pacchetto legislativo pensato per semplificare la complessa rete di norme digitali dell’Unione. Tra i regolamenti che rientrano nella revisione figura anche l’AI Act, approvato lo scorso anno e ancora in fase di attuazione graduale.

Con l’Omnibus, Bruxelles conferma ufficialmente che alcune disposizioni relative ai sistemi di intelligenza artificiale “ad alto rischio” saranno posticipate di oltre un anno, facendo slittare la piena applicazione da agosto 2026 a dicembre 2027.

Il rinvio riguarda le tecnologie utilizzate in ambiti sensibili come l’analisi dei curriculum, la valutazione degli esami scolastici o l’approvazione delle richieste di prestito.

Per aziende e pubbliche amministrazioni coinvolte, questo significa più tempo per adeguarsi, ma per i critici comporta un rischio concreto: gli algoritmi potrebbero continuare a basarsi su set di dati finora limitati da tutele più rigorose, influenzando decisioni cruciali per la vita dei cittadini.

Peter Norwood, Senior research and advocacy officer di Finance Watch, avverte che la strategia somiglia a una “deregolamentazione per accelerare” lo sviluppo dell'AI, con i consumatori a pagarne il prezzo. “Una persona potrebbe vedersi negare un prestito o ricevere premi assicurativi più alti in base a previsioni sul suo stato di salute, il tutto senza esserne informata o senza aver dato il proprio consenso”, ha dichiarato.

Perché Bruxelles vuole più tempo

Secondo la Commissione, lo slittamento è necessario perché molti Stati membri non hanno ancora attuato la legislazione nei tempi previsti e le aziende chiedono più margine per adeguarsi a norme particolarmente complesse.

Il gruppo di pressione delle Big Tech CCIA - che include Amazon, Apple, Google e Uber - ha accolto favorevolmente il rinvio, pur sollecitando interventi “più coraggiosi” e “più chiari”. In particolare, critica l’assenza di una revisione delle soglie che definiscono il “rischio sistemico” dei modelli e la mancata correzione delle regole sull’extraterritorialità del copyright, che secondo l’associazione si scontrano con i principi europei e internazionali.

Sul fronte opposto, le organizzazioni dei consumatori denunciano l’eccessiva apertura verso l’industria tecnologica.

Agustín Reyna, direttore generale di Beuc, definisce il pacchetto “una deregolamentazione a vantaggio quasi esclusivo delle Big Tech”. Per Reyna, l’obiettivo della semplificazione dovrebbe essere “facilitare la compliance, a beneficio sia delle imprese europee che dei consumatori”, non ridurre le tutele.

Un’Europa ancora senza strutture pronte

Mentre Francia e Germania sostengono gran parte delle norme dell’AI Act, molti esperti rilevano che una parte significativa dell’Ue non ha ancora creato le autorità nazionali necessarie per far rispettare la legge. Hanane Taidi, direttore generale del TIC Council, l’organizzazione che rappresenta le società di certificazione, spiega che senza queste strutture “gli organismi di valutazione della conformità non possono essere notificati e il sistema non potrà funzionare pienamente”.

Secondo Taidi, numerosi Paesi non hanno rispettato la scadenza dell’agosto 2025 per la designazione delle autorità competenti, rendendo inevitabile un ritardo.

L’ostacolo politico: il Gdpr

Il percorso del Digital Omnibus potrebbe però rivelarsi più difficile del previsto. Alcune delle modifiche proposte richiedono di intervenire sul Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), uno dei pilastri della normativa europea sulla privacy. Molti eurodeputati del centrosinistra e della sinistra hanno già annunciato la loro opposizione, criticando il fatto che il processo omnibus eviti le abituali valutazioni d’impatto e consultazioni pubbliche.

Francine Cunningham, direttrice Regolamentazione e affari pubblici dello studio legale Bird & Bird, ha dichiarato a Euronews che alcuni parlamentari potrebbero essere contrari a rivedere leggi che “sono state adottate solo di recente e, in alcuni casi, non sono ancora state pienamente attuate”.

Nonostante le resistenze, le nuove norme dovranno entrare in vigore prima dell’agosto 2026, termine originale per l’applicazione delle disposizioni sull’AI ad alto rischio. Il dibattito che si apre con il Digital Omnibus segnerà quindi una fase decisiva per definire se l’Unione sceglierà un approccio più prudente o più flessibile nella regolazione dell’intelligenza artificiale.


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