Consiglio europeo: ribadito sostegno a Ucraina e "pace attraverso la forza" ma a 26 senza l'Ungheria

I leader degli Stati membri e dell'Ue si sono riuniti questo giovedì per un Consiglio europeo a Bruxelles che cerca soluzioni immediate per l'Ucraina, rimasta a corto del sostegno armato degli Stati Uniti, e a lungo termine per la difesa europea.
Con l'eccezione ancora una volta dell'Ungheria, il vertice ha approvato a 26 le conclusioni sul primo punto in agenda, gli aiuti militari a Kiev, su cui è intervenuto in collegamento il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
"Il Consiglio europeo ribadisce il suo continuo e incrollabile sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti", si legge nel documento, "l'Unione europea mantiene il suo approccio di 'pace attraverso la forza' che richiede che l'Ucraina sia nella posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa come componente essenziale".
I 26 Paesi hanno accolto "con favore la dichiarazione congiunta dell'Ucraina e degli Stati Uniti" per un accordo di cessate il fuoco e la ripresa della condivisione dei servizi di intelligence, invitando "la Russia a dimostrare una reale volontà politica di porre fine alla guerra".
Il Consiglio ha anche ribadito l'impegno dell'Unione europea "a sostenere la ripresa e la ricostruzione dell'Ucraina, in coordinamento con i partner internazionali", che sarà al centro della conferenza che si terrà in Italia il prossimo luglio.
Meloni incontra von der Leyen a Bruxelles dopo la polemica su Ventotene
"Oggi discutiamo di cosa fare di più per noi sulla difesa ma anche per l'Ucraina", aveva detto l'Alta rappresentare per la politica estera e di sicurezza Ue, Kaja Kallas, arrivando al vertice, "se non riusciamo a concordare l'aiuto militare per l'anno intero ho proposto di concentrarci su quello che chiede Volodymyr Zelensky, ovvero le munizioni".
Servirebbe un contributo di 5 miliardi, all'interno dei 40 totali del piano Kallas, che ha trovato la resistenza di diversi Paesi, tra cui l'Italia. "Sono giorni decisivi per l'Europa, abbiamo un ordine del giorno fitto", ha dichiarato Ursula von der Leyen, arrivando al Palazzo Europa, sede del Consiglio europeo.
Incontrando la presidente della Commissione europea prima del summit, Giorgia Meloni ha insistito su un finanziamento delle necessità della difesa con risorse europee e non nazionali, in modo che gli investimenti richiesti non pesino su chi è già fortemente indebitato come l'Italia.
La premier italiana, al pari di Francia e Spagna, non vede di buon occhio lo sforzo extra per l'Ucraina proporzionale al Pil di ogni Paese Ue, contenuto nella proposta della responsabile degli Affari esteri europei.
Meloni è arrivata a Bruxelles dopo avere presentato la posizione dell'Italia al Senato e poi alla Camera. In quest'ultima, mercoledì, ha espresso il proprio dissenso per i richiami a "rivoluzione" e "dittatura" contenuti nel Manifesto di Ventotene, il documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, mentre erano al confino nell'isola laziale per decisione del regime fascista.
La polemica è proseguita giovedì, con l'opposizione che ha criticato la premier per non avere inserito quella visione di avanguardia sull'unità dell'Europa nel contesto dell'epoca, con il continente dilaniato dalla guerra della Germania nazista, e omesso le correzioni formulate negli anni successivi dagli stessi autori del Manifesto.
Cosa c'è in agenda al Consiglio europeo
I 27 leader dell'Unione europea si riuniscono a Bruxelles con un'agenda piena, che ha in cima i piani multimiliardari per il riarmo dell'Ue e i negoziati avviati da Donald Trump con Russia e Ucraina sul cessate il fuoco.
L'incontro affronta anche la necessità di rilanciare la competitività - secondo punto in agenda che coinvolge la governatrice della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres - la gestione della migrazione irregolare, la situazione in Medio Oriente, l'ordine multilaterale e il futuro del bilancio dell'Ue, messo a dura prova da anni di crisi successive.
L'elenco dei temi è così ampio che i capi di Stato e di governo potrebbero essere costretti a rimanere nella capitale belga per la notte e a continuare le discussioni venerdì mattina.
Il vertice è avvolto da una sensazione di déjà vu, dato che i 27 si sono riuniti solo due settimane fa per discutere di Ucraina e difesa. La riunione d'emergenza è stata convocata in reazione ai rapidi spostamenti della diplomazia di Trump e al suo orientamento verso Mosca, che hanno scosso i leader e alimentato i timori di un imminente collasso dell'alleanza transatlantica.
Sebbene permangano molti dubbi, il disagio si è in qualche modo attenuato dopo che l'Ucraina ha accettato un cessate il fuoco provvisorio di 30 giorni e gli Stati Uniti hanno revocato almeno formalmente la sospensione degli aiuti militari e della condivisione di informazioni, segnalando un miglioramento delle relazioni bilaterali.
Vladimir Putin ha risposto con una proposta più limitata di cessazione degli attacchi contro le infrastrutture energetiche chiedendo però un arresto "completo" delle forniture di aiuti militari a Kiev.
Le attese di Orban, Fico, Nauseda, Tusk, Sanchez e Mitsotakis
Viktor Orban ha dichiarato prima del vertice che l'Unione Europea oggi è un "leone senza denti" che è impegnato "a estendere i confini della Nato fino alla Russia".
"Tuttavia gli americani ora si rendono conto che si è trattato di un'avventura irresponsabile, mentre l'Europa si aggrappa ancora a questa strategia", ha rincarato il primo ministro ungherese.
Anche il leader slovacco, Robert Fico, ha rimarcato che "solo i Paesi europei continuano a sollevare la questione delle armi", accennando che la Slovacchia "è pronta vietare ulteriori sanzioni a Mosca" se queste minassero il processo di pace.
"Se è vero che Putin ha detto che dovremmo interrompere gli aiuti militari all'Ucraina, nelle nostre conclusioni leggerete l'esatto contrario", ha dichiarato un diplomatico europeo di alto livello.
Tuttavia, il capitolo sull'Ucraina delle conclusioni dovrebbe essere approvato solo da 26 Stati membri, poiché l'Ungheria rimane fermamente contraria a qualsiasi linguaggio relativo alla strategia "pace attraverso la forza" e a nuove forniture di armi e munizioni.
Uno dei maggiori sostenitori del riarmo europeo è invece la Polonia. "Il progetto europeo (Rearm Europe) che è probabilmente il più importante degli ultimi decenni" e renderà l'Europa "sicura, armata e unita contro la minaccia russa", ha dichiarato il premier polacco Donald Tusk parlando da Varsavia.
Gli ha fatto eco il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, che ha citato la valutazione dell'intelligence nazionale secondo cui la Russia si starebbe preparando ad attaccare un Paese Ue o Nato entro il 2030.
"Secondo i nostri calcoli, se questo scenario si concretizzasse, avremmo ancora circa quattro o cinque anni per prepararci", ha detto Nauseda entrando alla riunione del Consiglio europeo, "la situazione è seria, ma abbiamo tutti i mezzi per affrontarla, prendere decisioni e prepararci alla prossima fase dell'aggressione".
Su questa linea Kyriakos Mītsotakīs, ma con toni più moderati. "Da tempo sostengo la necessità di dare maggiore flessibilità fiscale agli Stati membri per spendere di più nella difesa. Vedo che questo aspetto è stato incluso nel Libro bianco", ha detto il premier greco in riferimento allo scorporo delle spese per la difesa dalle regole del Patto di stabilità previsto da Bruxelles.
Per il premier spagnolo, Pedro Sanchez, Madrid resta invece "impegnata nella difesa", ma per l'Europa sarebbe "molto importante sottolineare i punti di forza quando si tratta di soft power", puntando più sulla sicurezza che sulla difesa militare.
L'ambizioso piano Ue per la Difesa
Stando alle bozze delle conclusioni del vertice, che sono formulate in anticipo, i leader dei 27 Stati membri dovrebbero dare via libera al piano ReArm della Commissione Europea e al Libro Bianco sulla difesa, chiedendo di discutere vari dettagli da qui fino al prossimo vertice di giugno.
In questo senso i leader devono accordarsi sul programma di prestiti agevolati da 150 miliardi di euro messi a disposizione dall'Ue e sull'ipotesi di usare capitali privati o persino i 10mila miliardi di euro di risparmi dei cittadini dell'Ue.
I Paesi Bassi tuttavia si oppongono all'ipotesi di eurobond per la difesa, un'ipotesi rilanciata in questi giorni anche dall'ex premier italiano, Mario Draghi, e che non è stata esclusa giovedì dalla presidente dell'Europarlamento, Roberta Metsola.
L'iniziativa di riarmo ha ricevuto un ampio sostegno da parte delle capitali, ma il lavoro legislativo deve continuare prima che la Commissione possa rivolgersi ai mercati e raccogliere i fondi per i prestiti.
Durante la cena, i 27 delibereranno sul bilancio del blocco per il periodo 2028-2034, anche se questa parte del vertice rimarrà senza conclusioni dettagliate perché il processo è ancora nelle fasi iniziali.
Il dibattito sul prossimo bilancio si preannuncia esplosivo e complesso, con nuove priorità in materia di difesa, ambiente, digitale e Ucraina che cercano di ottenere maggiore spazio accanto alle tradizionali dotazioni di agricoltura e coesione.
"La sfida è l'equazione finanziaria: come far coincidere le nostre ambizioni con le risorse dell'Unione", ha dichiarato un alto funzionario dell'Ue.
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