Pakistan e Kashmir devastati dalle alluvioni: oltre 370 morti, decine di dispersi

Una catastrofe climatica sta colpendo il nord-ovest del Pakistan e la regione indiana del Kashmir, dove piogge torrenziali hanno causato alluvioni letali, sommergendo interi villaggi e lasciando dietro di sé una scia di morte, fango e disperazione.
Nel solo Pakistan, le autorità hanno confermato la morte di 308 persone entro sabato pomeriggio. Molte delle vittime si trovavano in abitazioni crollate o sommerse da acqua fangosa e detriti.
“25 membri della mia famiglia sono annegati,” ha raccontato Suleiman Khan, insegnante della regione, sopravvissuto solo grazie a una coincidenza. “Mio nipote stava arrivando dalla Malesia, e mio fratello era uscito per accoglierlo. Solo noi tre ci siamo salvati.”
Nella parte indiana del Kashmir, la situazione è altrettanto drammatica: oltre 60 morti, più di 100 feriti e almeno 75 persone risultano ancora disperse. Le ricerche sono ostacolate da strade impraticabili, ponti crollati e mancanza di elettricità.
Le piogge continueranno
Secondo i meteorologi locali, il maltempo è destinato a durare almeno altri cinque giorni, aggravando una situazione già fuori controllo.
I soccorritori, tra cui esercito, protezione civile e volontari, stanno operando in condizioni estreme, cercando di raggiungere le aree più isolate con elicotteri e mezzi anfibi. Ma le autorità ammettono che le speranze di trovare vivi i dispersi si affievoliscono ogni ora che passa.
Emergenza umanitaria
Oltre al tragico bilancio umano, si contano centinaia di case distrutte, campi agricoli sommersi e migliaia di sfollati. Le infrastrutture di base sono collassate, e interi villaggi sono ancora tagliati fuori dai soccorsi.
Organizzazioni umanitarie locali e internazionali stanno lanciando appelli per forniture urgenti: acqua potabile, medicinali, tende e cibo sono le priorità immediate.
Mentre il cambiamento climatico continua ad aumentare la frequenza e l’intensità degli eventi estremi nella regione, Pakistan e India si trovano ancora una volta ad affrontare la fragilità delle proprie infrastrutture e la lentezza della risposta alle emergenze.
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