L'Estonia e il fronte orientale della Nato: Tallinn insiste sulla presenza militare Usa in Europa

L’Estonia non si dice “molto preoccupata” che una forza internazionale di rassicurazione per l’Ucraina possa indebolire il fianco orientale della Nato, ma ha confermato che la questione è oggetto di discussione con l’alleanza.
Tallinn, insieme a Lituania e Lettonia, è pronta a inviare truppe in aree non di contatto in Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco con Mosca. Varsavia, invece, ha escluso la partecipazione, sostenendo che le sue forze armate restano necessarie per proteggere i confini nazionali.
Il presidente estone Alar Karis, dopo un incontro a Bruxelles con il segretario generale Mark Rutte, ha ribadito che la vicinanza geografica alla Russia non rappresenta l’aspetto critico: “Le armi moderne possono colpire rapidamente in tutta Europa. La vera priorità è garantire la permanenza delle truppe americane in Germania, Polonia e altrove”.
Karis discuterà nuovamente il tema la prossima settimana con il comandante supremo alleato in Europa.
Anche Rutte ha invitato a non alimentare timori, ricordando che la Nato non avrà un ruolo diretto nelle garanzie di sicurezza a Kiev, pur partecipando ai negoziati per coordinare l’uso delle risorse.
Al momento, circa 80.000 militari statunitensi sono dispiegati in Europa, ma gli alleati si preparano a una possibile riduzione legata al pivot strategico di Washington verso l’Indo-Pacifico.
Sul fronte politico, l’Eliseo ha annunciato che i lavori tecnici della “Coalizione dei volenterosi” sulle garanzie per l’Ucraina sono quasi ultimati e si attende il via libera americano.
Il presidente Donald Trump ha chiarito che gli europei dovranno sostenere il peso principale, escludendo l’invio di truppe statunitensi, ma aprendo a forme di supporto come copertura aerea, difesa missilistica e intelligence.
Parallelamente, i Paesi Ue accelerano sulla difesa comune e sull’acquisto congiunto di nuovi sistemi d’arma. Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia hanno chiesto un miliardo di euro al fondo europeo per la difesa per costruire la cosiddetta Linea di difesa baltica lungo i confini con Russia e Bielorussia.
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