L'olio d'oliva spagnolo oggetto di un'ondata di disinformazione online

Un'ondata virale di disinformazione che prende di mira l'olio d'oliva spagnolo sta scuotendo il settore. Le voci indicano che le bottiglie che presentano etichette nelle quali si indica che può contenere prodotto "extra-Ue" contengano in realtà olio marocchino. Si tratta in realtà di un'affermazione falsa, simile a quella secondo la quale il governo di Madrid sarebbe pronto a ritirare prodotti a base di olio d'oliva dai mercati.
Le voci che circolano sui social media stanno portando i cittadini spagnoli a credere che l'industria dell'olio d'oliva - che rappresenta quasi il 50 per cento della produzione mondiale ed è vitale per l'economia spagnola, generando circa 3,2 miliardi di euro e garantendo quasi 42mila posti di lavoro - stia ingannando i consumatori.
Dal settembre del 2023, una serie di video ha cominciato a circolare online, sostenendo appunto che l'olio d'oliva dei marchi Carbonell, Hojiblanca e Koipe sia in realtà prodotto con olive marocchine. Queste affermazioni si basavano proprio sulle etichette delle bottiglie, che indicavano in effetto come l'olio fosse prodotto con olive "coltivate all'interno e all'esterno dell'Ue".
La miscelazione degli oli è una pratica diffuse nel settore
Gli utenti hanno pensato che ciò indicasse un'origine marocchina, benché non ci fossero prove in tal senso. Deoleo, multinazionale che produce tutti e tre i marchi, ha smentito queste affermazioni e ha assicurato che "il Marocco non è un fornitore di olive" per nessuno dei suoi prodotti.
La miscelazione degli oli è una pratica standard nel settore e le bottiglie individuate nei video provengono dalla campagna 2022-2023; all'epoca, a causa di una siccità e di un'ondata di caldo estremo in Spagna, la Deoleo dovette incorporare nei suoi prodotti olio cileno, argentino e tunisino: da qui l'etichettatura "extra-Ue". Tuttavia, nessuno proveniva dal Marocco.
Dall'agosto 2025, tutti e tre i marchi lavorano di nuovo esclusivamente con olio d'oliva 100 per cento spagnolo. Inoltre, dal 2024, le bottiglie Carbonell sono dotate di un QR code che consente ai clienti di verificare l'origine delle olive, la campagna, i luoghi di produzione e la data di confezionamento.
L'olio d'oliva sarà ritirato dagli scaffali?
Tuttavia, i timori per le difficoltà del 2025-2026 non sono del tutto infondati: il ministero dell'Agricoltura di Madrid ha avviato il processo di approvazione di un'ordinanza ministeriale che consentirebbe di limitare le vendite se il prossimo raccolto fosse troppo abbondante. Ciò significa che alcune bottiglie potrebbero essere ritirate dal mercato.
L'ordine, che non è ancora stato approvato, mira a evitare che un'eventuale sovrapproduzione provochi un crollo dei prezzi e speculazioni sul mercato. In questo modo si garantirebbe la stabilità sia per i produttori che per i consumatori. Si tratterebbe inoltre di una decisione in linea con la legislazione europea: l'articolo 167a del Regolamento europeo n. 1308/2013 consente agli Stati membri di regolamentare l'offerta di olio d'oliva. In Spagna, questa disposizione è attuata attraverso il Real Decreto 84/2021, che autorizza il ministero dell'Agricoltura ad attuare misure di ritiro del prodotto in caso di necessità.
La notizia ha suscitato un'ondata di clamore online e di fraintendimenti, in quanto molti utenti hanno ipotizzato che i prodotti a base di olio d'oliva sarebbero stati immediatamente ritirati dagli scaffali dei supermercati. Si tratta di un'affermazione falsa: l'ordine si applicherebbe solo in circostanze specifiche e comunque non è ancora stato approvato.
La reale portata dell'eventuale disciplina imposta da Madrid
L'ordine deve ancora superare diverse fasi prima di essere applicato, tra cui le consultazioni con le diverse comunità autonome spagnole e le organizzazioni agricole. Deve inoltre rispondere a dati specifici sulla sovrapproduzione, riferirsi unicamente alla campagna 2025/2026 ed essere approvato entro il 31 ottobre. Ad oggi, ha già il sostegno di due grandi organizzazioni agricole: la Coag (Alleanza delle organizzazioni agricole e zootecniche), che sostiene che la misura proteggerà i consumatori evitando aumenti dei prezzi, e l'Upa (Unione dei piccoli agricoltori e allevatori), il sindacato dei piccoli agricoltori.
Se venisse approvato e il ritiro andasse a buon fine, significherebbe che parte dell'olio d'oliva prodotto verrebbe riservato per la vendita dell'anno successivo o utilizzato per scopi non alimentari. Ma quanto è probabile che ciò accada? Anche se l'ordinanza venisse approvata, non significa che l'olio d'oliva verrà ritirato. La misura entrerebbe in vigore solo se venisse confermata la sovrapproduzione.
La campagna 2024/2025 ha visto livelli di produzione normali, dopo due precedenti deboli. Si prevede che il raccolto 2025/2026 supererà la media precedente di 1,4 milioni di tonnellate di olive. Ma la Coag ha fatto sapere al fact-checker spagnolo Maldita.es che è improbabile che la misura venga applicata, poiché il raccolto del 2025 è già inferiore alle previsioni.
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