Haiti, assalto armato a un orfanotrofio: otto dispersi, tra cui un missionario irlandese e un bambino

Otto persone risultano disperse dopo un violento attacco armato avvenuto nella mattinata di domenica in un orfanotrofio nei pressi di Kenscoff, una comunità situata nell’area metropolitana di Port-au-Prince, ad Haiti. Tra i rapiti figurano Gena Heraty, missionaria irlandese con 30 anni di servizio nel Paese, e un bambino di tre anni.
L’orfanotrofio Saint-Hélène, gestito dall'organizzazione benefica internazionale Nos Petits Frères et Sœurs, accoglie oltre 240 bambini, secondo quanto riportato dal sito ufficiale. Dopo l’assalto, le autorità si sono attivate per trasferire il personale e i minori in luoghi più sicuri, in collaborazione con l’Unicef e l’Istituto haitiano per il benessere sociale.
Una lunga storia di violenza
Heraty non è nuova a episodi drammatici. Nel 2013 era stata già vittima di un’aggressione armata all’interno dell’orfanotrofio. In quell’occasione, un suo collega venne ucciso con un martello mentre tentava di proteggerla. "La vita non è giusta. Lo sappiamo. Dobbiamo solo accettarlo", dichiarava allora in un’intervista al Irish Independent.
L’attacco di domenica è l’ennesimo episodio di una crisi fuori controllo, aggravata dalla presenza di gruppi armati che si spartiscono il controllo del territorio. La zona in cui si è verificato il rapimento è sotto l’influenza della federazione criminale Viv Ansanm, recentemente designata dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica straniera.
Una crisi umanitaria sempre più profonda
Secondo i dati delle Nazioni Unite, tra aprile e giugno 2025 si sono registrati almeno 175 rapimenti ad Haiti, il 37 per cento dei quali solo nella capitale. Le bande coinvolte — tra cui Grand Ravine e Village de Dieu, entrambe affiliate a Viv Ansanm — sono responsabili anche del collasso dei servizi essenziali.
L'Organizzazione internazionale per le migrazioni stima che oltre 1 milione di persone siano state costrette ad abbandonare le proprie case a causa della violenza, il triplo rispetto allo scorso anno.
Le reazioni internazionali
Il vice primo ministro irlandese Simon Harris ha definito il rapimento di Heraty "profondamente preoccupante" e ha chiesto "il rilascio immediato di tutte le persone coinvolte". L’ambasciata irlandese nella regione segue da vicino gli sviluppi.
Finora, nessun gruppo ha rivendicato formalmente l’attacco. Le autorità haitiane, intanto, mantengono il riserbo assoluto, mentre i familiari e colleghi dei rapiti attendono notizie.
Una forza multinazionale senza impatto
Dal 2021, anno dell’assassinio del presidente Jovenel Moïse, la situazione ad Haiti è precipitata. Le bande controllano oggi gran parte di Port-au-Prince e le forze dell’ordine sono in gran parte inefficaci. Anche il recente dispiegamento di una forza multinazionale sostenuta dall’Onu non ha ancora prodotto risultati tangibili.
Nel 2024, secondo l’Ufficio Onu per i diritti umani, oltre 5.600 persone sono state uccise ad Haiti, segnando un drammatico aumento del 20 per cento rispetto all’anno precedente.
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