Stati Uniti: nuovi attacchi in Yemen, è escalation contro i ribelli Houthi

Gli Stati Uniti hanno lanciato nuovi attacchi aerei sullo Yemen lunedì. A renderlo noto la Tv Al Masirah degli Houthi. Il gruppo ribelle e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, hanno entrambi giurato un'escalation.
Nel fine settimana, secondo il ministero della Salute gestito dagli Houthi, gli attacchi statunitensi hanno ucciso almeno 53 persone in Yemen, tra cui cinque donne e due bambini, e ne hanno ferite quasi 100 nella capitale Sana'a e in altre province, tra cui Saada, roccaforte dei ribelli al confine con l'Arabia Saudita.
Euronews non ha potuto verificare in modo indipendente queste affermazioni.
Gli Stati Uniti hanno iniziato la loro campagna di attacchi aerei sullo Yemen sabato: una nuova ondata dopo i raid degli Houthi - sostenuti dall'Iran - contro le navi israeliane la settimana scorsa. I ribelli hanno motivato le nuove offensive con il fatto che Israele ha interrotto il flusso di aiuti umanitari a Gaza questo mese.
Lunedì sono state prese di mira la città portuale di Hodeidah sul Mar Rosso e il governatorato di Al Jawf, a nord della capitale Sana'a. Sabato Trump ha giurato di usare "una forza letale schiacciante" finché gli Houthi non cesseranno i loro attacchi e ha avvertito che Teheran sarà ritenuta "pienamente responsabile" delle azioni del suo alleato.
Gli attacchi aerei statunitensi sono stati una delle offensive più estese contro gli Houthi dall'inizio della guerra a Gaza nell'ottobre 2023.
Gli Houthi minacciano ritorsioni
Gli Houthi hanno ripetutamente preso di mira la navigazione nel Mar Rosso, affondando due navi. Li definiscono atti di solidarietà con i palestinesi di Gaza, dove Israele è in guerra con Hamas, altro alleato iraniano.
Gli attacchi si sono interrotti quando il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è entrato in vigore a gennaio, un giorno prima dell'insediamento di Trump.
"Non avremo più queste persone che controllano quali navi possono passare e quali no. Quindi la domanda è: per quanto tempo andrà avanti? Andrà avanti finché non avranno più la capacità di farlo", ha dichiarato domenica alla Cbs il segretario di Stato americano Marco Rubio.
Prima del fine settimana non erano state segnalate altre azioni degli Houthi, ma domenica il gruppo ha annunciato di aver risposto ai raid statunitensi di sabato. Il gruppo ha attaccato con 18 missili e un drone la portaerei Uss Harry S Truman e le navi da guerra che la accompagnavano nel Mar Rosso settentrionale.
In un discorso trasmesso domenica sera, il leader degli Houthi. Abdul-Malik al-Houthi, ha dichiarato: "Affronteremo l'escalation con l'escalation. Risponderemo al nemico americano nei suoi raid, nei suoi attacchi, con attacchi missilistici, prendendo di mira la sua portaerei, le sue navi da guerra, le sue navi".
"Tuttavia, abbiamo anche altre opzioni di escalation - ha aggiunto al-Houthi - se continuerà la sua aggressione, passeremo a ulteriori opzioni di escalation".
Domenica, il capo della Guardia Rivoluzionaria di Teheran, Hossein Salami, ha negato che il suo Paese sia coinvolto negli attacchi degli Houthi, affermando di "non avere alcun ruolo nella definizione delle politiche nazionali o operative" dei gruppi militanti con cui è alleato nella regione.
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, scrivendo su X, ha esortato gli Stati Uniti a fermare gli attacchi aerei e ha affermato che Washington non può dettare la politica estera dell'Iran.
Gli Stati Uniti e altri Paesi accusano da tempo l'Iran di fornire aiuti militari ai ribelli. La Marina statunitense ha sequestrato parti di missili di fabbricazione iraniana e altri armamenti che, a suo dire, erano destinati agli Houthi.
Gli Stati Uniti, Israele e il Regno Unito avevano già colpito in precedenza le aree controllate dagli Houthi nello Yemen, ma la nuova operazione è stata condotta esclusivamente da Washington, segnando il primo attacco ai ribelli sotto la seconda amministrazione Trump.
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